A cura di Celeste
03.01 – 27.02.22
LAVAPIU, Via Nicola Castagna 9
Teramo
Stefano Serretta vive e lavora a Milano.
Serretta lavora sull’artefatto, sul fetish e sulle immagini che la storia produce e sputa, immagini trasformate dall’iperbole della politica. La sua ricerca sulle icone e sulle immagini è in costante evoluzione e si focalizza in particolare, su I fenomeni generati dal fondamentalismo contemporaneo. Serretta dedica una parte significativa della propria produzione al disegno, ricostruendo in un immaginario riconoscibile, acido e allucinato, gli scenari sociali e politici degli ultimi vent’anni. Specie di graphic novel senza dialoghi o quasi, nei personaggi di Serretta le deformazioni fisiche coincidono con quelle morali. Nell’opera realizzata per LAVAPIU, intitolata “Kipple spin-dryer”, una figura né adulta né bambina è accasciata su un fianco. Il torso, divenuto trasparente, rende visibile un lungo tubo che dallo stomaco attraversa l’esofago e fuoriesce dalla bocca. Assumendo la metafora della lavanda gastrica, Serretta riprende uno dei primissimi passi del Capitale, in cui Marx definisce la merce come ciò che soddisfa bisogni umani di qualsiasi tipo, “sia che essi provengano dallo stomaco o che provengano dalla fantasia, non cambia nulla.” Il titolo dell’opera, Kipple spin- dryer, riprende il termine utilizzato da Philip K. Dick nel romanzo Do the androids dream about electric sheeps? (Il cacciatore di Androidi). I kipple designa l’oggetto inservibile, lo scarto destinato a riprodursi senza controllo nello spazio domestico. «Kipple, oggetti inutilizzati come posta spazzatura o scatole di fiammiferi vuote o carta stagnole delle gomme da masticare. Quando non c’è nessuno il Kipple si riproduce. Per esempio se vai a letto lasciando del Kipple per terra nell’appartamento, quando di svegli ne troverai il doppio. Cresce sempre. Nessuno può vincere contro il Kipple, se non forse temporaneamente o in un luogo particolare».